Software SaaS: progetti digitali sostenibili per la cultura
19 Settembre 2022
L’ultimo progetto digitale in ambito culturale di cui avete sentito parlare? Senz’altro uno che utilizza tecnologie da buzzword su Wired, realizzato attraverso finanziamenti astronomici istituzionali e che avrà vita breve, se non prorogandolo con altre spese ordinariamente insostenibili.
Questi tipi di progetti hanno bisogno di coinvolgere più attori, in modo da rientrare nei sempre più comuni requisiti per bandi, dimostrando una cooperazione fra diversi enti (trasferimento tecnologico) e paesi (partenariati europei) ma il risultato di una coordinazione così complessa, anche nei casi in cui la user experience è considerata, è che non si pone il focus principale verso chi questi progetti dovrà poi promuoverli e gestirne i contenuti nel tempo, ovvero gli uffici dell’ente culturale, siano questi di un museo, un teatro o un comune che promuove turismo.
Se il progetto perde utenti non appena l’hype della notizia inizia a scendere non si è riusciti a raggiungere l’obiettivo principale, quello di portare più pubblico in maniera continuativa, rendendo efficace l’investimento, anche quando arriva da un finanziamento.
Grazie al PNRR, già dal 2023 si prevede un investimento per gli operatori dei luoghi pubblici della cultura (dal Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale), personale che sia sempre più autonomo e in grado di gestire gli strumenti digitali che diventeranno continuativamente a far parte del lavoro di ufficio, come lo è già per gli altri settori industriali. Doversi affidare a sistemi chiusi, invariabili nei contenuti e nelle azioni sarà sempre di meno un limite con l’arrivo di personale marketing qualificato.
Un enorme vantaggio del software è quello di poter essere rivenduto come servizio e si sta facendo strada negli ultimi anni il Software-as-a-Service (SaaS) in ogni settore economico. Ci sono piattaforme note come Netflix, AirBnB, Uber che ci hanno abituato a questi tipi di servizi in ambito consumer e ora quelli dell’ambito B2B (come MailChimp, Zoom, Google Workspace) stanno arrivando a gran forza anche nel settore culturale.
Anche la Pubblica Amministrazione ha cominciato ad aprire le porte a questo tipo di prodotti costruendo un vero proprio marketplace a riguardo, l’AGID Cloud Marketplace (catalogo dei SaaS), dove i fornitori possono pubblicare il catalogo dopo aver sottoposto i loro servizi ad un accurato processo di certificazione.
I sistemi SaaS differiscono dai sistemi Ad-hoc per un alto livello di standardizzazione e di sicurezza, definendo chiaramente costi nel tempo e garantendo un aggiornamento tecnologico costante del servizio, ovviamente installato su ambiente Cloud. L’obsolescenza del software è un aspetto senz’altro rilevante quando se ne sta per realizzare o acquistare uno, soprattutto in questo periodo di piccoli ma super rapidi cambiamenti.
Last but not least, la velocità di adozione di un sistema SaaS non ha paragone con l’implementazione di sistemi proprietari, che sebbene possano essere realizzati su misura possono nascondere insidie progettuali che incideranno sull’investimento (o sulle funzionalità preventivate) e sui tempi di implementazione, solitamente già elevati in partenza.
Articolo rivisto e pubblicato da Archeomatica, rivista cartacea e digitale sull’innovazione tecnologica del patrimonio culturale, sul portale web archeomatica.it (link articolo).