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Musei e Cultura Digitale: intervista a Maria Elena Colombo

Nella splendida cornice del Boccascenacafé al Teatro Litta di Milano abbiamo avuto la possibilità di intervistare Maria Elena Colombo, consulente digitale per musei e istituzioni culturali come il Museo Egizio di Torino, autrice della rubrica “Museums [digital] matter” per Artribune, docente universitaria degli operatori museali del domani, sulle materie digitali e di comunicazione.

Nel 2020 esce un suo nuovo libro, edito da Editrice Bibliografica, dal titolo “Musei e cultura digitale – Fra narrativa, pratiche e testimonianze” nel quale raccoglie nuovi spunti e voci per interrogarsi sulla relazione ormai decennale tra musei e cultura digitale, cogliendone stereotipi, resistenze, illuminazioni e opportunità. Si indagano i temi fondanti su entrambi i versanti, i reciproci condizionamenti e le ibridazioni, leggendo fra le righe della narrativa e dei profili dei protagonisti, incrociati con la lettura critica della letteratura dell’ultimo decennio.

Per il blog di Showtimezone le abbiamo chiesto un’intervista dal vivo dove chiederle la sua opinione su temi caldi nel processo di digitalizzazione della cultura, che spaziano dalle tecnologie al contesto organizzativo dei musei italiani, passando per un’attenzione al pubblico che sta evolvendo, al pari delle innovazioni. Ad intervistarla Claudio Buda, titolare di Mango Mobile Agency.

Ecco le 8 domande che le abbiamo riservato e il video integrale dell’intervista:

  1. All’ultimo LuBeC mi hanno colpito le parole del direttore del museo Galileo di Firenze che sottolineava l’importanza che i fornitori digitali si formino maggiormente sulle caratteristiche del settore museale. È innegabile che l’alternativa di fare tutto in casa è difficile, raramente le istituzioni hanno la forza di avere internamente tutte le competenze.
    Perciò, a parte quelle puramente tecniche, ci indicheresti una competenza organizzativa o umanistica che ritieni necessaria per chi lavora esternamente o che ti ha colpito vedere applicata nella tua esperienza?
  2. Ti ho sentito spesso ribadire l’importanza che lo spazio digitale di una istituzione deve rispecchiare il suo brand. È solo una questione estetica o anche di azioni di marketing intraprese all’interno dei canali?
  3. Hai fatto una serie di interviste ad operatori internazionali e continui a farne per Artribune, giusto? Raccontaci una delle differenze di mindset che ritieni più importante, se ce ne sono, fra le istituzioni italiane e quelle estere.
  4. Rivolgo a te una domanda che hai fatto spesso agli intervistati del tuo ultimo libro “Musei e cultura digitale” edito da Editrice Bibliografica. “Ci sono due mondi separati là fuori? Uno online e un offline o c’è un solo mondo? Come relazionarli?”
  5. PNRR: Meglio investire risorse economiche per formare figure interne (che sono già al limite delle loro effort) oppure trovare il modo di offrire maggior personale agli enti? In tal caso ne intravedi un modo per farlo?
  6. Il “Metaverso“, una tematica sulla quale buttarsi a capofitto per non restare ultimi oppure una tecnologia da studiare ma mantenendo una certa consapevolezza su cosa è più utile fare ora?
  7. Cosa ne pensi degli strumenti offerti come software-as-a-service, ovvero strumenti che permettono di pagare un abbonamento garantendo continuità e prezzi sotto controllo? Fattibile oppure troppo complicato per il settore, soprattutto quando si parla di istituzioni pubbliche che devono sottostare al codice degli appalti?
  8. Sappiamo che nell’offrire le nostre app ai musei dobbiamo accompagnare un servizio di noleggio dispositivi perché i visitatori sembrano non ancora pronti ad accettare di utilizzare soltanto il loro? Sarà mai possibile farlo, lasciando solamente la possibilità di effettuare l’esperienza dal proprio dispositivo?

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